Olio su tavola, cm. 100×100
Olio su tela, cm. 40×60
BIOGRAFIA
Giuseppe Giorgi nasce nel 1950 a Borbona, un piccolo paese appenninico del reatino; nel ’54 la sua famiglia si trasferisce a Roma, dove da allora abita e lavora, mantenendo comunque uno stretto legame con i luoghi d’origine.
Durante gli anni del liceo due figure conquistano l’attenzione del giovane: Sestilio Piccari, insegnante di disegno e lo scultore Franco Verroca, che lo avvia allo studio della figura e alla conoscenza dei materiali e delle tecniche plastiche. Per quanto riguarda il senso spaziale e costruttivo saranno determinanti i cinque anni (1969 – 1974) di studi di architettura.
A Roma insieme ad altri artisti del gruppo “Il collettivo”, espone in varie gallerie (1969) opere che affrontano la problematica sociale e politica che va sviluppandosi in quegli anni. Una sua opera riceve uno dei premi della città di Monterotondo (1970) ed entra a far parte delle collezioni della Pinacoteca; nella giuria è presente, fra gli altri, Carlo Levi che si complimenta con il giovane per i contenuti ed il rigore delle opere presentate. Nel 1973 sarà conferito lo stesso premio ad un’altra sua opera ‘Incontro’.
Sono del 1971 le prime personali al Circolo Giornalisti e allo Studio 45 e del 1973 quella alla Galleria/Libreria Signorelli.
A Roma, la Galleria della Barcaccia, nel 1974, allestisce una mostra dell’artista e pubblica una monografia curata da Franco Miele, che gli riconosce doti di naturale spontaneità nel trattare le diverse tematiche che eludono enfatiche citazioni, anche laddove si sofferma maggiormente sulla minuzia del particolare senza giungere a superflui virtuosismi.
Partecipa alla Quadriennale nazionale d’arte del 1975 inserito nella sezione “Nuova Figurazione” con i dipinti ‘Occupazione’ e ‘Due Donne’. In una recensione della Quadriennale sulla rivista “Nuova Antologia”, Ugo Moretti lo segnala all’attenzione del pubblico.
E’ determinante nel ’79 un viaggio di studio a Parigi, dove ammira le opere dei grandi maestri impressionisti: nascono gli ‘Omaggio a Monet’, ‘Ninfee’ e ‘Riflessi sull’acqua’. Alcune di queste opere, insieme ad altre che rappresentano malinconiche fanciulle con elementi di chiaro riferimento floreale, saranno presenti nella mostra Expo Art di New York (1981). In tale occasione la Galleria dei Greci edita una monografia curata da Cesare Vivaldi, che rintraccia nella pittura di Giorgi una tradizione chiaramente italiana… in Fattori e nei Macchiaioli anche se aperta alle influenze europee… di uno Steinlen o dei maestri Liberty.
Negli anni Ottanta svolge un’intensa attività espositiva: personali in gallerie di Catania, Bolzano, Siena, Merano e Firenze; una mostra che si sposta da Düsseldorf a Basilea; varie edizioni della Expo Arte di Bari.
Nel frattempo visita Vienna, Amsterdam, Monaco, Parigi ed altre città europee: le suggestioni nordiche si fondono alla solarità mediterranea negli sguardi delle fanciulle, nel paesaggio che le immerge: ‘paesaggio dell’anima’ cui Giuseppe Giorgi affida le migliori doti di pittore memore di una complessa cultura figurativa, il fine-secolo europeo, con il suo sguardo decadente, simbolista…, secondo le parole di Duccio Trombadori nella presentazione al catalogo della mostra tenutasi a Roma nella Galleria Pinacoteca (1983).
L’anno successivo, nella stessa galleria, allestisce una personale presentata da Vito Apuleo, che sente l’autore Lontano da ogni isterismo e a volte sovranamente impartecipe del tumulto che attraversa la vicenda figurativa, tende la sua delicata tela di riferimenti… per ritrovare voci più segrete e semplicità affettive di comunicazioni, non disturbate dal frastuono del contiguo…
Dal 1985 al 1987 la Galleria dei Greci gli organizza personali a Cremona, Bergamo, Catania e lo presenta al pubblico romano e alla critica con la mostra “Dai Giardini” , dove fanno le prime apparizioni serre, edifici classici, ville venete, soggetti sapientemente indagati ed immersi in impalpabili atmosfere.
La città di Taranto, in occasione dell’avvenuto restauro di una parte del centro storico, lo invita a presentare una sua personale nell’ambito della rassegna “Artisti a Via Cava”, che offre una panoramica dell’arte italiana contemporanea.
La monografia “Giuseppe Giorgi. Opere 1986 –1988”, edita dalla Galleria dei Greci (1989), raccoglie il frutto di intense rielaborazioni di luoghi conosciuti nel tempo e successivamente rivisitati dalla memoria, come sottolinea Mariano Apa nel saggio introduttivo: Giorgi per memoria ha da intendere ‘vissuto interiore’, ricordo personale… e ancora L’esistenza della memoria è una carezza tenera di caldo, vellutata cromia, siano paesaggi di giardini inglesi…, siano luoghi aerei da palladiana evanescenza.
Con la mostra tenutasi da Mitsukoschi a Tokyo (1989) inizia un intenso rapporto con il Giappone attraverso la Galerie Sanbi che presenta alcune mostre personali e lo inserisce in varie collettive.
Lo stesso anno ottiene il Premio Fatati della Città di Arrone e nel 1990 la Galleria dei Greci in collaborazione con il Comune della Città di Ascoli Piceno, gli allestisce una personale nell’antica sala dei Mercatori del Palazzo Comunale; nella presentazione al catalogo Guido Giuffré fa riferimento sempre alla memoria, questa volta unita al sogno: Stagioni senza tempo, autunni o primavere cui attingono le vie dei solitari silenzi, delle meditazioni accorate, dei sospesi aneliti…
Ancora personali e rassegne in varie città d’Italia si susseguono dal 1991, tra le quali va segnalata “L’Aquila. Immagine e memoria”, presentata nel 1994 in Palazzo Cipolloni e documentata da un catalogo realizzato con il contributo del Comune e dell’Amministrazione provinciale. L’artista nell’interpretazione dei luoghi e delle atmosfere cittadine più suggestive, accentua i valori cromatici e le scansioni spaziali del dipinto, ottenendo un’immagine intensa ed espressiva, più pittorica che realistica. Tale ricerca diventa dato essenziale ed immediato nel lavoro degli anni più recenti, presentato, in una monografia dal titolo “Giuseppe Giorgi. Opere 1998-2000”, da Luciano Arcangeli. La commistione fra architettura e paesaggio ed i mezzi per la resa pittorica vengono così descritti: sulla struttura spesso rigorosamente ortogonale dei fondali architettonici (intelaiature metalliche di una serra, prospetti con porte e finestre, muri o ringhiere) esso si dispone ammorbidendone e talvolta annullandone i valori geometrici e conferendole una continua vibrazione cromatica. Ciò avviene attraverso una tecnica di grande levità, che ha il fondamento nella tempera e nel pastello, e che anche quando adotta un medium diverso da questi ultimi, riesce a mantenere gli effetti di leggerezza.
Un incontro fra la pittura di Giorgi e la poesia di Alfredo Martini è il tema dell’ultimo catalogo che si chiude con i versi per Serra a Copenaghen (2004): “…uno sguardo rapido attirato dai colori: trasparenze filtrate…l’irresistibile desiderio di bussare sul vetro….”